Questo piccola raccolta di racconti aspira ad essere un taccuino di viaggio all’interno di un percorso di visita alle opere dell’arte redatto da un comune amante della bellezza.
L’idea che l’opera d’arte, una volta ultimata, non appartenga più all’autore perché messa a disposizione di coloro che ne subiscono il fascino, mi ha fatto ipotizzare che l’opera stessa possa vivere di vita propria.
Ed è così che la statua dello Scultore estratta dal marmo con lo scalpello si appropria di un’anima, che già nel racconto dello Spinario si mostra come un’anima dialogante.
L’opera d’arte attraverso il dialogo si svela e lo spettatore con ogni sua sensibilità è chiamato a ad indagarne la misteriosa natura perché così compresa essa racconta la sua storia e sopravvive ai tempi.
L’opera d’arte, come spiega il racconto della Madonna di Romania, è potente, è forte, capace di vincere perfino l’iconoclastia che la nega, pur di affermare la supremazia della bellezza dell’immagine, perché quando la bellezza è autentica, viva e riconoscibile merita di palesarsi e di venire condivisa.
Nel Tarlo tuttavia l’opera d’arte è anche fragile, delicata, esposta alle intemperie del tempo, bisognosa di cure e, in questa condizione, comunque capace di suggerire una risposta. Il bel volto di una anima come quella di San Francesco raffigurato su una pala di legno ricorda come in ogni trasformazione a cui ci costringe la vita, per sua natura mutevole, si debba rimanere in qualche modo fedeli a se stessi, per non venire sopraffatti dallo smarrimento che a qualsiasi trasformazione consegue.
La bellezza di un’opera d’arte è complicata da definirsi ma a me pare che possa essere anche ciò che suggerisce una intuizione, che rivela una premonizione come quella descritta nel racconto della Venere di Botticelli quando la protagonista riconosce nel volto di Clory, raffigurato nel famoso quadro, la propria figlia.
L’AUTRICE
Stefania Donatella Paron, nata e residente a Rovigo, a tempo perso, scrive da sempre poesie e brevi racconti.
Ha partecipato a vari concorsi letterari conseguendo varie segnalazioni e premi con opere tutte inedite.
“Mi persi nel soffio, nella spirale inconsistente ma disegnata del quasi nulla, che mi condusse a scoprire che a un’inezia si poteva dare una forma e che da quella forma si poteva percepirne ancora il respiro… un soffio che denso si scioglieva e si rilasciava vivo a spirare sul viso di quella bella, richiamandone il cuore a pulsare dalla crosta del passato già morto.”