“Le navi sono costruite per navigare in mare aperto e non per restare in porto“ diceva un grande poeta latino. Ogni persona impara a vivere molto al di sotto delle sue potenzialità e a sfruttare assai meno risorse di quelle che possiede a causa di regole, convinzioni, pregiudizi, sensi di colpa, paura del giudizio altrui.
I nostri problemi sono principalmente di relazione: noi non soffriamo perché la muraglia cinese è lunga 8000 chilometri o perché il sole tra 5 miliardi di anni si spegnerà ma a causa dei cordoni ombelicali mai veramente tagliati coi nostri genitori, della competizione coi nostri fratelli e sorelle, coi vicini di casa, del giudizio e voglia di riconoscimento coi nostri amici o superiori gerarchici.
Tutto ciò che viviamo è un prodotto della nostra mente. Essa è la sorgente profonda che usiamo per produrre parole, immagini, emozioni, convinzioni, desideri, progetti. Dal pozzo della nostra mente possiamo attingere pensieri brutti o liberanti, fragili o potenti ma che ci lasciano sempre tanta sete.
La mente conduce l’uomo a prostituirsi innanzi agli idoli del successo, dell’ambizione, della vendetta, della competizione, del dolore per i torti subiti, dei sensi di colpa, dei giudizi, dell’identificazione con i potenti di turno o con le grandi tradizioni religiose e morali.
Di fronte ad ogni vento della Vita abbiamo solo due scelte: accettare o rifiutare, dire di sì o di no, amare o aver paura, vivere o morire.
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